domenica 22 maggio 2011

le motocicliste



Detesto le motocicliste.
Casco integrale firmato, giubbotto tecnico fashion, leggings modellanti sexy. Che vuol dire? Grazia sprecata.
Il loro esibizionismo è gratuito. Oppure nasconde un secondo fine.
Con quei modi goffi ma gentili pretendono di innalzare il vessillo della femminilità su uno dei simboli del machismo. Roba da psicopatologia di una guerriglia sessuale. Quotidiana.
Quando arrivi al semaforo loro sono già lì. Non si sa da quanto tempo. Si studiano nello specchietto. Aggiustano la coda. Non sgasano e questo è un bene. Ma non partono neanche. Al verde, tirano la frizione con maggior cura per lo smalto nascosto sotto i guanti che per i cavalli scalpitanti nei loro quattro cilindri. Poi alzano la scarpetta alla moda dall'asfalto e danno pochissimo gas. Per un po' lasciano il piedino malizioso a mezz'aria. E un involontario zig-zag della loro moto ti mostra il perché. Poi per pietà la candela fa esplodere quel po' di benzina che serve a far muovere il mezzo.
Trantacinque, quaranta chilometri orari. Questo è il massimo dell'accelerazione femminile su due ruote. Che i cento e passa cavalli frustrati sotto la sella, scalcerebbero volentieri quei fuseaux scaraventandoli ai bordi della Colombo. Però se tu, centauro maschio, entrando in un viale sgombro di auto tenti di passarle all'interno, ti stringono. Allora sterzi all'esterno e quando finalmente le passi ti guardano come faceva tua madre quando le confessavi una fuga da scuola. Vogliono darti una lezione. Farti sentire colpevole.
Tzè!
Stessa cosa quando ti infili tra due file di macchine e guadagni quarti d'ora di vita smanettando un pochino. O quando ti prendi il gusto di forzare una piega. Perché sì. E' per questo che hai comprato la moto. E invece secondo loro no. Non si fa. E' pericoloso.
Come se il rischio fosse la velocità...
Roba che con quei lunghi foulard a fiori legati intorno al collo e svolazzanti per circa mezzo metro oltre la marmitta, potrebbero rimanere decapitate ad ogni uscita. Ma se ne fregano.
Stare attente non è compito loro. Tocca agli altri.
Perché sono donne, no?
Dunque non sono loro ad andare in giro con la moto. E' il mondo a girare sotto le loro ruote.
E così sarà per sempre. Fino all'ultimo semaforo.

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