mercoledì 18 maggio 2011
i gabbiani di Roma
Detesto i gabbiani di Roma.
Non c'entrano niente, sono fuori contesto.
In più, non fanno nulla per integrarsi. Non hanno nessuna intenzione di rispettare l'habitat, le gerarchie. Al contrario: cacciano selvaggiamente e vogliono comandare loro.
Ieri ne ho visto uno scannare un povero piccione (povero ma anche coglione), su un terrazzo del quartiere africano. Una scena impressionante. Dopo essergli volato accanto due o tre volte, quasi a conquistare la sua fiducia, il gabbiano all'improvviso ha allungato di scatto il collo, ha proteso il becco in avanti e ha afferrato il piccione per le zampe.
Non lo ha ucciso subito. Non gli ha dato il colpo di grazia. Lo ha lasciato morire piano piano mentre lui, con espressione fiera ma indifferente, si cibava della sua carne, lasciando di tanto in tanto qualche boccone alle cornacchie.
Ne avevo sentite, di storie del genere. Una in particolare, che riguardava due tartarughine d'acqua lasciate da un bambino su un terrazzo della Balduina e scomparse misteriosamente, dopo che la loro gabbia è stata ritrovata con un profondo squarcio nella parte superiore. Anche lì, tutti gli indizi portavano a uno di questi volatili.
Ma non avrei mai pensato di assistere un giorno dal vivo, da una finestra della città, alla furia assassina del gabbiano in azione.
No, non mi piacciono affatto i gabbiani di Roma.
Sono arrivati all'improvviso qualche anno fa. Prima non si spingevano più in là di Ostia o del Tevere. Poi si sono gettati famelici sui rifiuti ammassati nella discarica di Malagrotta. Ora sono praticamente dappertutto.
Si comportano come se la città fosse una scogliera in mezzo al mare. Se ne fregano dell'ecosistema. Sganciano cacate letali sui parabrezza. Non se ne può più.
Qualcuno dovrebbe dirglielo, intervenire.
Qualcuno dovrebbe fargli capire che esistono specie che vivono qui da prima di loro, che un piccione non è una sardina, che non si mettessero in testa di diventare troppi, di alzare la voce. Qualcuno dovrebbe allontanarli, rigettarli nel mare da cui vengono, strappargli dalle mani i nostri rifiuti.
Non c'è trippa per gatti, qui. Figuriamoci per i gabbiani.
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