lunedì 23 maggio 2011
gli specialisti
Detesto gli specialisti.
Per loro non sei un essere umano. Sei solo un organo, quello di loro competenza. Tutto lì.
Essendo specialisti, si sentono speciali. Forse credono di saper cogliere il tutto in un particolare. L'universo in un granello di sabbia. La vita in una cellula. Chissà. Invece sono grotteschi.
Tanto per cominciare quando, con quell'arietta da scienziati, studiano i risultati delle decine di analisi che gli hai portato. Immancabilmente sbuffano e con sguardo di sufficienza ti dicono che ce ne vorrebbero altre. Che solo con quelle pezze d'appoggio una diagnosi non si può azzardare. Dunque fanno ipotesi. Rinviano. Se ne fregano se tu intanto muori. Gli interessa di più non farsi la brutta fama di uno che non ci azzecca. Sono cinici. Se li preghi di dare una risposta alla tua sofferenza, di porre rimedio al tuo dolore, ti ridono in faccia. O ti guardano dall'alto in basso come fossi un ignorante, incapace di comprendere il nocciolo della loro scienza. Perseguono solo il loro fine. Generalmente si tratta di soldi. Qualche volta di carriera, o di fama.
Scienza? Ma poi chi l'ha detto che la medicina è una scienza? Spero che i fisici o i chimici davanti ai loro strumenti non brancolino nel buio come i medici davanti alle ecografie e alle tac. Glielo leggi dietro quegli occhialetti da dottore, che non ci hanno capito niente, che prendono tempo. Uno di loro tempo fa, al termine di una lunga disquisizione sulla natura del sistema cardiocircolatorio che portava ad una certa risposta sulla vita e la morte di un mio caro, ha aggiunto: "Poi bisogna calcolare l'imponderabile, che in medicina esiste sempre". Come dire: "Due più due fa quattro. Però a volte può anche fare cinque o tre". Nel caso specifico, il risultato è stato otto. La persona in questione, giudicata moritura, è viva e alla grande.
Ma fatemi in piacere, datevi meno arie, specialisti di nessuna certezza. Che dobbiamo morire lo sappiamo già. Di lezioni sul corpo umano e le sue miserie non abbiamo bisogno. Vorremmo solo una pasticca per stare meglio. O un taglietto che ci risolva un problema. Senza troppa letteratura. Senza pose accademiche. Senza arie. E se possibile, senza conti astronomici e richieste finali tipo "serve una ricevuta fiscale?". Grazie.
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